Michail Botvinnik, grande scacchista sovietico e campione del mondo in maniera pressoché interrotta dal 1948 al 1963, soleva dire di Prokof'ev: “Ho giocato con lui varie volte. Si lancia appena può all’attacco con ingegnosità e abilità e non è interessato a tattiche difensiviste”. Una descrizione che non desta meraviglia. Gli scacchi di Prokof'ev sono esattamente come la sua musica. Avvolgente, entrante, a volte spietata. Una musica che non resta in disparte, dimessa, ad attendere che venga ascoltata. La musica di Prokof'ev non è mai sui talloni, ma è sempre sulle punte. E’ sempre protesa in avanti, ti viene addosso. L’Ouverture Guerra e Pace, ovvero la Difesa siciliana, un’apertura già aggressiva e meravigliosa da vedere mentre si dipana, il Secondo concerto per pianoforte, un centro di partita mobile, creativamente eseguito da Alessandro Taverna, e la Quarta Sinfonia, un Matto del Barbiere, intenso e intelligente. Una terna di lance con cui l’Orchestra-falange gioca a scacchi con il pubblico, guidata dal Bobby Fischer della direzione d’orchestra, il sapiente Andrew Litton.
Scacco matto.