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Cosa si cela tra le pieghe dei dolori dell’essere umano?
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Nel Novecento, con la crisi in cui l’essere umano si trova costretto (tra cambiamenti epocali e Guerre Mondiali), l’Uomo torna a essere al centro della ricerca.
Di quella crisi – terribilmente umana – ce ne parlano Mahler e Schonberg con la loro musica: la frammentarietà della musica del XX secolo, che sarà anche frammentarietà della Tonalità, porta con sé una visione del Sé nuova. Se non so più chi sono, se sono frammentato (e non più intero), allora io chi sono?
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Come ritrovare pezzi di me nel puzzle di me stesso di rimandi, ricordi e significati?
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Nel XX secolo, la nascita della Psicanalisi cercò di rispondere a tutte queste domande e necessità. La disciplina era nata sul finire dell’Ottocento inizialmente per curare certi disturbi mentali indagando le dinamiche inconsce dell'individuo, che per un certo periodo venivano trattati da psichiatri e neurologi tramite ricovero in ospedale o l'utilizzo di ipnosi.
La prima grande rivoluzione negli studi la si deve a Sigmund Freud, che per primo ipotizzò che alla base dei disturbi mentali ci fosse un conflitto tra diverse e opposte richieste psichiche.
Nel corso dei suoi studi, Freud formulò tre ipotesi sulla possibile genesi del conflitto. Secondo il Padre delle Psicanalisi, le origini di certi mali risiedevano in tre diversi tipi di conflitto: tra principio di piacere e principio di realtà, cioè tra la necessità di soddisfare il "piacere" interno e il necessario confronto con il mondo reale; il conflitto tra pulsione sessuale e pulsione di autoconservazione (o dell'Io); il conflitto tra pulsione di vita e pulsione di morte.
La psicanalisi trovò un dialogo vivace e fruttuoso anche con le Arti, luogo dell’espressione interiore e della ricerca di una cura ai propri dolori e mal di vivere.
La psicoanalisi, nel corso della sua storia, “si è approcciata all’arte con diversi atteggiamenti: cercando di capire la natura dei processi creativi che fanno parte del lavoro dell’artista; interpretando l’opera d’arte alla luce della biografia dell’artista; descrivendo la risposta da parte del pubblico durante l’incontro del piacere estetico”.
Da principio la psicoanalisi ha ricorso all’arte per trovare conferma delle proprie scoperte grazie al suo linguaggio più ricco e variegato: il profondo interesse di Freud per l’arte sono ben testimoniati dalla pregevolissima collezione di opere d’arte e oggetti antichi, oltre che da uno speciale interesse per la letteratura (Shakespeare, Goethe, Schiller, o i classici greci). Freud infatti era ben consapevole che l’artista è in grado di giungere intuitivamente a ciò che la psicoanalisi ha dovuto scoprire lentamente attraverso un “faticoso lavoro”. In questa direzione (di rapporti tra arte e psicanalisi) ci può aiutare anche uno dei temi principali della teoria freudiana, ovvero il complesso edipico, che trae spunto proprio dalla drammaturgia greca.
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I poeti però sono alleati preziosi, e la loro testimonianza deve essere presa in attenta considerazione, giacché essi sono soliti sapere una quantità di cose fra cielo e terra che la nostra filosofia neppure sospetta.
Particolarmente nelle conoscenze dello spirito
essi sorpassano di gran lunga noi comuni mortali,
giacché attingono a fonti che non sono ancora
state aperte alla scienza. (S. Freud)
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Nell’attività di Freud ebbe una grande importanza anche la cosiddetta “psico-biografia”, dove la psicoanalisi cercava di interpretare l’opera di un artista che, considerata alla stregua di un sintomo, veniva “spiegata” secondo le vicende biografiche rilevanti e i suoi conflitti. Alcuni esempi ne sono per esempio gli articoli su Leonardo Da Vinci (ma anche quelli di M. Bonaparte su Poe, K. Eissler su Goethe).
In questa prospettiva, la psicoanalisi rovesciava l’intento precedente, utilizzando le proprie scoperte per interpretare il mondo dell’arte invece di attingere da essa. Nasceva una prima tipologia di “psicoanalisi applicata”, ossia l’uso della disciplina psicoanalitica al di fuori del contesto clinico..
© André Breton
© Salvador Dalí nel 1939, fotografato da Carl Van Vechten
Molti artisti rimasero affascinati dalla psicanalisi (tra questi, si possono fare gli esempi di Mahler - che frequentò lo studio di Freud dopo la scoperta di un tradimento da parte dell’amata Alma - o Rachmaninov che si sottopose all’ipnosi), ma tra le correnti artistiche è il Surrealismo che meglio sintetizzò la ricerca che la psicanalisi si proponeva. E mai nessuno come Salvator Dalì riuscì a mostrare la perfetta sintesi tra Arte e il mondo onirico.