Perché tale affermazione possa essere colta nel suo pieno significato va ricordato che nell’imponente saggio che la contiene la musica viene interpretata quale elemento mediatore tra il corpo e la parola, il mare che bagna e lambisce le due rive della danza e della poesia.
Dopo l’ascolto della Settima sinfonia nel 1828, l’incontro con la Nona confermerà la conversione. Nella nota lettera del 6 ottobre 1830 all’editore Schott, con cui offriva per la pubblicazione la propria trascrizione della Nona sinfonia per pianoforte a due mani, Wagner scrisse di aver studiato a lungo e intensamente “la splendida ultima sinfonia di Beethoven”.
Oltre all’arrangiamento per pianoforte, aveva fatto una copia dell’intera partitura: