Orchestra Sinfonica di Milano - Articoli

Sergej Prokof'ev: un ritratto musicale

Pubblicato il 25/02/2025

Quel giorno ero a Budapest. Prokof’ev morì 40 minuti dopo Stalin. Quel giorno tutto il paese piangeva Stalin e nessuno sapeva che era morto Prokof’ev. Ma Prokof’ev viveva a quattro isolati di distanza dalla Sala delle Colonne dove era esposto il corpo di Stalin. Perciò per alcuni giorni non fu possibile far uscire il corpo di Prokof’ev da casa sua: la gente che andava al funerale di Stalin era così tanta che non era possibile farlo uscire. […] So che due miei amici Boris Čajkovskij e Karen Chačaturjan, nipote del più noto Aram Chačaturjan, tutta la notte vegliarono la salma e mi raccontarono che cosa successe. 
Al funerale di Prokof’ev non vi era neppure un fiore fresco: tutti i fiori erano stati portati a Stalin.
Seppi della morte di Stalin e di Prokof’ev da una ballerina, che faceva parte del nostro gruppo. 
La morte di Stalin mi lasciò abbastanza indifferente. Ma quando mi disse “è morto Prokof’ev”, scoppiai a piangere. Tutti pensarono che io stessi piangendo la morte di Stalin. 

La morte di Prokof’ev fu il dolore più grande della mia vita.

dall'album di famiglia, Prokof'ev e Rostropovich


Con queste parole Mstislav Rostropovič, uno dei più grandi violoncellisti di tutti i tempi e amico fraterno di Prokof’ev, raccontò quel giorno terribile, il 5 marzo 1953.

Sergej Prokof’ev, insieme a Šostakóvič, rappresentò una delle voci più intense della musica russa del Novecento e attraverso la sua vita ci racconta la maestosità di quella terra e la varietà dei percorsi che portano all’arte.


Sergej Sergeevic Prokof’ev nacque il 23 aprile 1891 nel villaggio ucraino di Soncovka, che dopo la Rivoluzione russa venne soprannominato “il villaggio rosso” (Krasnoe Selo). A Waste Land, un luogo sperduto, distante più di 1200 chilometri da San Pietroburgo, e ottocento da Mosca. All’epoca della nascita del compositore, regnava lo zar Alessandro III, Lenin aveva 21 anni e Stalin 11, e i venti della Rivoluzione dovevano ancora giungere per stravolgere ogni cosa.
Il piccolo Sergej crebbe in un contesto raccolto – e forse per questo privilegiato – dove poté comunque ricevere un’educazione colta, diviso fra scacchi, giochi campestri e gli studi di francese e musica. In un ambiente agreste e a tratti bucolico, rappresentarono dei veri e propri eventi l’arrivo di un nuovo pianoforte (marca Schroder) e il primo viaggio a Mosca. Nel 1900, a nove anni, il piccolo Sereza si trovò seduto in un palco del Teatro Solodovnikov, che dopo la Rivoluzione venne accorpato al Bolsoj. Veniva rappresentato il Faust di Gounod, che la madre (particolarmente attenta all’educazione del futuro musicista) aveva scelto in quanto il bambino ne conosceva molto bene il valzer e le marcia. Seguirono altri due capolavori, Il principe Igor e La bella addormentata.
Quell’evento creò nel giovane Sergej una serie di impressioni: “Cominciai a mettere in scena drammi. Le trame erano brutte e includevano invariabilmente un duello con le spade. In termini formali potevano considerarsi commedia dell’arte”. 

Innegabilmente, in quel momento scatta la scintilla per il mondo del teatro musicale. A soli dieci anni, nel 1901, si iniziano a muovere le carte del destino: in un altro viaggio a Mosca con la famiglia, ebbe la possibilità di incontrare Jurij Nikolaevič Pomerancev, futuro direttore d’orchestra, il quale lo ascoltò e, cogliendone il talento, organizzò un’audizione con il grande musicista Sergej Taneev.
Taneev era stato un importante compositore, ma all’epoca era anche un importante professore di musica a Mosca, nonché guida di talenti, come Rachmaninov, Skrjabin e Glière. Quest’ultimo sarebbe diventato proprio uno dei primi maestri dell’enfant prodige Prokof’ev, che passò l’estate del 1901 a Soncovka. Tre anni più tardi il giovane compositore sarebbe stato pronto per iniziare il suo percorso studiorum di compositore nella grande San Pietroburgo.
Questi primi elementi biografici ci mostrano come Prokof’ev, nella sua formazione, si inserisca - con la sua vicenda artistica di compositore e pianista straordinario - nella grande tradizione culturale russa, ma a differenza di tanti suoi colleghi scelse la libertà di adempiere alla propria arte, in alcuni periodi, lontano dalla madre patria, nella vecchia Europa e negli Stati Uniti. Questa scelta lo avrebbe reso un musicista internazionale, ma un traditore agli occhi del regime. 

I pezzi in programma nel concerto del 14 e 16 marzo ci mette di fronte alla grande varietà compositiva e stilistica del musicista e l’abilità di sapere affrontare i più diversi generi, dall’opera al concerto solistico alla sinfonia.
Proprio alla prima sua fase compositiva (fortemente legata agli incontri durante gli anni Dieci con i Balletti Russi), risaliva il Concerto n. 2 per pianoforte e orchestra (1912-13), un lavoro di straordinaria difficoltà e audacia (poco apprezzato in patria) che aveva eseguito anche a Roma nel 1915 al Teatro Augusteo, vera e propria fucina creativa della capitale italiana.

“Dove sono i cigni? E i cigni sono partiti. 
E i corvi? E i corvi sono rimasti”. 
(Marina Ivanovna Cvetaeva)

Era il 1918, a soli 27 anni, quando il musicista lasciò la sua patria per dirigersi verso nuove avventure, che lo portarono prima negli Stati Uniti, poi a Parigi. Un lungo periodo lontano da casa che gli avrebbe fornito l’occasione – come aveva già fatto Rachmaninov – di trovare altrove un luogo di libertà creativa per la sua musica. 

La Sinfonia n. 4 rientra proprio tra i lavori frutto delle sinergie nate all’estero, e in particolare a Boston con Sergej Kusevickij, che nel 1929 era diventato direttore stabile della Boston Symphony Orchestra e in occasione del 50° anniversario della formazione aveva chiesto ai maggiori autori dell’epoca di comporre un pezzo (come per esempio Igor Stravinskij, che per l’occasione aveva composto la Sinfonia dei Salmi).
Prokof'ev ritratto da Henri Matisse nel 1921 © Biliotheque nationale de France

Guerra e Pace, ovvero l’ora più buia.

Tempi terribili aveva attraversato Sergej Prokof’ev durante la sua vita, come il duro regime sovietico e la Seconda Guerra Mondiale. L’opera che prende il titolo dal capolavoro di Tolstoj, nasce nelle idee del musicista nel 1935 e prende forma qualche anno dopo, proprio nel periodo in cui l’Europa viene messa a ferro e fuoco dal nazifascismo e terminata durante il periodo trascorso a Tbilisi nell’autunno del 1941. 

“Lo scopo del mio lavoro a Tbilisi era quello di terminare l’opera Guerra e Pace. Dovevo comporre il quadro della guerra del popolo rosso, delle sue sofferenze, la sua ira, il coraggio e la vittoria, sui nemici che avevano invaso la Russia nel 1812. […] nello splendido palazzo sede della biblioteca di Tbilisi studiammo il folclore, i proverbi, i modi di dire e i canti popolari del periodo. Nell’opera, accanto alle arie e i duetti, occupano un grande spazio i cori dei contadini -soldati, dell’esercito, dei cosacchi e dei partigiani”, così testimonia Prokof’ev del lavoro compositivo di quest’opera magniloquente nel libro “L’artista e la guerra”. 

Valentina Trovato

Vuoi restare aggiornato sulle nostre attività? Iscriviti alla newsletter!

Privacy Policy

@ sinfonicami

Con il contributo di

MiC Logo

Fondatori Istituzionali

Logo Lombardia Logo Comune Milano

Fondatori Promotori

Logo Città Metropolitana Logo Camera di Commercio Logo Banco BPM Logo Pirelli Intesa Sanpaolo Logo

Con il sostegno di

Fondazione Cariplo Logo

Partner

A2A Logo Forestami

Sponsor Tecnici

ATM Logo Bigi Blu Logo

Media Partner

Rai Cultura Logo Corriere della Sera Logo
Come contattarci
Biglietteria: Largo Gustav Mahler, Milano
La biglietteria è aperta da martedì a domenica, dalle 10.00 alle 19.00
T. 02 83389.401
[email protected]
Auditorium di Milano
Largo Mahler
Milano
M.A.C.
Piazza Tito Lucrezio Caro 1
Milano
© Fondazione Orchestra Sinfonica e Coro Sinfonico di Milano Giuseppe Verdi
Piazza Tito Lucrezio Caro, 1 - Milano
C.F. 97119590152 - P.IVA 11024950153