Nel 2023 si celebrano 30 anni di vita dell'Orchestra Sinfonica di Milano e i cent'anni del suo fondatore, Vladimir Delman ed è l'occasione giusta per tornare alla memoria alla nascita di questa formazione che vedeva il suo debutto nella Sala Verdi del Conservatorio di Milano il 13 novembre 1993. Quello che ci aspetta è un viaggio a ritroso nella memoria attraverso le parole di alcuni degli orchestrali che accordarono il loro strumento al "La" in quel magico concerto di trent'anni fa.
Un concerto indimenticabile quello del 13 novembre 1993, come ci racconta Luca Santaniello, che all'epoca era concertino dei secondi violini:
“
Potrei scordarmi i concerti del mese scorso,
ma non quel periodo del novembre ’93.
Quel mese è impresso nella mia mente per tantissimi motivi.
Per prima cosa, io realizzavo un sogno.
Mi trovavo in Sala Verdi a suonare, lo stesso luogo
dove avevo sentito grandi orchestre e solisti.
Abbiamo avuto un mese di prova.
”
Era stato un periodo di grande entusiasmo. Il percussionista Ivan Fossati mi racconta "eravamo tutti giovanissimi e avevamo la possibilità di suonare con una bacchetta importante (Delman era direttore stabile della Rai di Milano) e di lavorare in un’orchestra che si sarebbe dedicata al grande repertorio sinfonico. Quando siamo saliti sul palco per cominciare quel concerto è stato davvero emozionante: la sala Verdi, un pubblico molto vario. Una grande emozione, ma anche grande voglia di suonare".
Il programma del primo concerto prevedeva la Serenata per archi di Čajkovskij accostata alla prima sinfonia timbrica del repertorio sinfonico, la Sinfonia Fantastica di Berlioz. "Nella concertazione della Serenata per archi - ricorda Gabriele Mugnai, ora prima viola, ma che all'epoca aveva iniziato tra le fila dei violini secondi - per ottenere il suono che cercava, Delman sceglieva delle immagini precise e mi colpì molto il contrasto di queste immagini molto fredde legate alla sua terra, la Russia. Sole pallido, il freddo del vento gelido, questa neve in mezzo agli alberi…allo stesso tempo un calore umano. Lui era molto umano, nel senso vero del termine: capiva le emozioni e le trasmetteva tutte, ovviamente con un gusto tutto suo". Un esempio simile mi viene raccontato da Viviana Mologni per la Prima sinfonia Sogno d'inverno di Cajkovskij: "durante le prove lui descriveva la neve in Russia, dove fa così freddo che la neve è come polvere e la vedi scivolare sulle strade. Questi svolazzi di note e di polvere di neve. Questo modo di lavorare con l'immaginazione mi è rimasta e ogni volta che devo suonare una musica che magari è descrittiva, io mi creo un'immagine nella testa".
Nel terzo movimento della Sinfonia Fantastica c’è un bellissimo solo del clarinetto e Raffaella Ciapponi pesca tra i ricordi del passato: "durante una delle prove, davanti a tutti mi chiese “Raffaela, sei innamorata?” E io molto imbarazzata nel rispondere davanti ai miei colleghi, risposi “sì, sono innamorata” e lui mi disse “si sente”. Delman era anche questo: un musicista alla ricerca della perfezione, del suono, dell’interpretazione, ma anche straordinariamente umano.
© Un momento delle prove, 1993
Un mese di prova, anzi di più. Quaranta giorni di prove, lavorando alacremente 6 su 7, suonando quasi tutti i giorni, per tutti i programmi della Stagione 1993/94. Ci si riposava solo il settimo giorno, come Dio nelle Sacre scritture. E perché si provava così tanto?
In un momento di pausa prima del concerto conclusivo del Festival Mahler, Il clarinettista Alessandro Ruggeri mi aiuta a comprendere la levatura di Delman, un personaggio straordinariamente affascinante:
"Delman ci diceva “quante volte mangiate al giorno?” Noi rispondevamo “due volte”, “allora, bisogna fare due prove al giorno”. Studiare è come mangiare, non potete non mangiare per un giorno”. Era una persona che aveva una statura morale etica non indifferente. Lui era un sacerdote della musica. Lui diceva spesso “avete una grande fortuna, venite qui tutte le mattine e avete di fronte dei capolavori (le composizioni che si andavano a interpretare). Questo è un grande privilegio, cercate di capirlo, perché non tutti possono avere di fronte, tutte le mattine, un capolavoro con il quale confrontarsi. Con gli anni, ho capito cosa significassero le sue parole".
Delman proveniva da quella grande tradizione russa che oramai non esiste più, era un 'direttore antico', un po’ come Carlo Maria Giulini (1914 - 2005), e aveva un respiro che ti dava il tempo di respirare (Gabriele Mugnai).
Mi raccontano i musicisti intervistati che sono qui dal 1993: "abbiamo provato tantissimo, eravamo pronti, ma alla generale si era arrabbiato e aveva detto: “non siete pronti e stasera il concerto non sarà”.
Già, "il concerto non sarà". Quella frase è diventata oramai storica per molti musicisti dell'Orchestra, come mi ricordano in questo tuffo tra i ricordi Giovanni Marziliano, Raffaella Ciapponi, Micaela Chiri (che nella foto è abbracciata dal Maestro). In quei momenti, "una delegazione di noi giovani professori d’orchestra particolarmente affezionati si dirigeva nel camerino del maestro per convincerlo a fare il concerto" (Raffaella Ciapponi).
© 1993, l'Orchestra insieme al M° Delman in un momento di pausa, nello spazio antistante l'ingresso del Conservatorio. All'estrema sinistra, Luigi Corbani,
all'estrema destra Marcello Abbado, allora Direttore del Conservatorio.
Anche Luca Santaniello mi ricorda di quelle lunghe interminabili prove: "all’epoca ero la spalla dei secondi violini. C’erano settimane di prove a sezioni. Questo ha aiutato molto, me a crescere, e il lavoro in sezione. Conoscevamo il modo di suonare di tutti quanti. Alcuni dei miei colleghi li riconosco ancora se li sento suonare nei camerini perché conosco il suono del suo violino, che violino ha, quando rallenterà…"
C'era chi seguiva anche le prove delle altre sezioni come la timpanista Viviana Mologni: "mi fermavo anche alle prove degli archi per seguire quello che facevano gli altri, per conoscere meglio tutta la partitura. Questo è qualcosa che mi è rimasto. Ai più giovani ricordo sempre che è importante il puzzle, la visione d'insieme".
Nel 1993 nasce un progetto e nasce un'Orchestra.
“
Vladimir Delman ha preso 110 giovani musicisti e ne ha fatto un’orchestra.
Provavamo sei ore al giorno, 6 giorni a settimana, per un mese.
Delman era uno straordinario musicista, un ottimo direttore, un personaggio ai limiti del mito. Aveva questo rapporto viscerale con la musica. Lui ha acceso in me (e nei miei colleghi) un fuoco che ancora oggi, dopo trent’anni, brucia sempre quando saliamo sul palcoscenico.
Luca Santaniello
”
© particolare dello spartito dal secondo leggio dei violoncelli. Grazie a Giovanni Marziliano
Prima del primo concerto ci furono le audizioni, nel luglio '93. Mi racconta Giovanni Marziliano (concertino dei violoncelli) di aver preso il diploma il 4 luglio del '93, il giorno prima dell’audizione in orchestra. La commissione non era proprio la stessa, ma quasi: Vladimir Delman, il M° Marco Scano (commissario esterno), Luigi Corbani. "Quello per me è stato un periodo frenetico, anche perché a settembre avevo fatto l’ammissione al Conservatorio di Ginevra e facevo avanti e indietro tra Milano e la Svizzera. Ho alcuni flash di questo periodo: uno dei primi momenti che mi ha segnato è stata la presenza di alcuni assistenti, tra cui Gianandrea Noseda. A un certo punto, Delman si era ammalato e non poté dirigere gli ultimi due concerti, e quindi ci ritrovammo a lavorare con Noseda che aveva tutt’altro modo di lavorare e approccio allo studio, tutt'altra energia. In quel periodo c’era grande curiosità nei confronti di questa nuova Orchestra, tanto che a un certo punto Trussardi aveva donato il vestito da concerto ai professori d'orchestra".
“
All’epoca, l’orchestra era un progetto totalmente nuovo
nel panorama di allora.
Secondo me, quella è stata un’esperienza musicale
che non si è più riproposta.
Con lo sforzo di tutti siamo arrivati
al traguardo di festeggiare i trent’anni.
Ivan Fossati
”
...E, trent'anni dopo?
"C’è un proverbio toscano che dice: “nella vita ci sono 5 o 6 momenti importanti, tutto il resto fa volume. In 30 anni ci sono stati quei 5 o 6 momenti che ti rendono fiero di suonare con quest’orchestra: il primo concerto con Delman, la stagione 1997/98: periodo in cui abbiamo lavorato con grandi direttori (es. Pretre) e grandi solisti, come Rostropovich, il cui suono ho ancora nelle orecchie; l’inaugurazione dell’Auditorium con la Sinfonia n. 2 di Mahler diretta da Chailly; il concerto ai Proms con la Zhang, e l’ultimo al Concertgebouw con il Requiem diretto dal M° Flor. A quest’elenco aggiungo anche il Festival Mahler che rientra di diritto nella storia della nostra Orchestra" (Gabriele Mugnai).
“
Conservo delle cose, preziose.
Questo amore per il palcoscenico, per il concerto...
La difficoltà sta nel conservare questa passione,
la capacità di sentirsi parte di un evento speciale tutte le volte!
In questi trent’anni, questa forza me la sono portato dietro.
Quando si fa musica insieme ci si lascia qualcosa reciprocamente.
Luca Santaniello
”