La fascinazione per il tema della “morte e la fanciulla” ha origine molto lontane. È durante l’epoca del Rinascimento che il tema della morte e della caducità umana iniziò a venir rappresentato, con particolare attenzione da autori di origine tedesca e che si intreccia con il tema della danza macabra con un sottotesto di significati anche erotici (la Psicanalisi avrebbe parlato nel XX secolo del tormentato rapporto tra Eros e Thanatos).
Tra gli autori che affrontano questo tema possiamo ricordare Hans Baldung, Hans Burgkmair e Niklaus Manuel Deutsch.
© Hans Baldung, der Tod und das Mädchen
© Hans Burgkmair the elder Lovers Surprised by Death
In un nuovo senso di individualismo, tipico del Romanticismo, contrapposto alla necessità di analisi oggettiva, peculiarità dell’Illuminismo, l’uomo, che sia pittore, poeta o compositore, si ritrova a confrontarsi con i propri interiori sentimenti e con i propri turbamenti.
Colpevole la fascinazione per l'ignoto, tra Otto e Novecento, il tema della Morte e la Fanciulla ritrova grande slancio tra musicisti e artisti. I casi più eclatanti sono rappresentati senz'altro dal Lied di Franz Schubert, una vera e propria danza della Morte con una dolce fanciulla, che non vuole farsi tentare dalle sue lusinghe.
Questo Lied avrà molte vite e sarà all'origine del Quartetto D 887, il quale verrà poi elaborato da Mahler per orchestra d'archi sul finire dell'Ottocento.
Testo del Lied di Schubert
Das Mädchen:
Vorüber! Ach, vorüber!
Geh, wilder Knochenmann!
Ich bin noch jung! Geh, lieber,
Und rühre mich nicht an.
Und rühre mich nicht an.
Der Tod:
Gib deine Hand, du schön und zart Gebild!
Bin Freund, und komme nicht, zu strafen.
Sei gutes Muts! ich bin nicht wild,
Sollst sanft in meinen Armen schlafen!
La Fanciulla:
Via, ah, sparisci!
Vattene, barbaro scheletro!
Io sono ancora giovane; va’, caro!
E non mi toccare.
La morte:
Dammi la tua mano, bella creatura delicata!
Sono un’amica, non vengo per punirti.
Su, coraggio! Non sono cattiva.
Dolcemente dormirai fra le mie braccia!
Nel Novecento, il secolo della Psicanalisi, il Tema della Morte si rincorre con quello dell'inconscio e dei suoi tormenti, come ci insegna la pittura di Egon Schiele, tra i pittori più rappresentativi dell'Espressionismo.
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Klimt appartiene all’epoca di transizione di fine Ottocento, mentre Schiele rappresenta gli inizi di quel movimento appartenente in modo inequivocabile al primo Novecento che fu l’Espressionismo
”
Con l’Espressionismo, movimento nato in Germania all’inizio del Novecento e poi diffuso in Europa in tutte le arti, da quelle figurative alla musica, al teatro e al cinema, si indicava la tendenza di un artista a esaltare con una certa drammaticità il lato interiore ed emotivo, contrapponendosi all’impressionismo che al contrario guardava al mondo esteriore: una sorta di disagio interiore che Schiele esprimeva attraverso corpi e figure deformate, linee nervose e colori forti e violenti, quali il rosso, il marrone, le tinte terrose, il nero e il giallo pallido. Un disagio soprattutto di natura sociale, sintomo di una critica verso la società e le autorità, in particolare verso la tradizione accademica e lo Stato.
© Egon Schiele, La morte e la fanciulla
Il tema della morte e la fanciulla continua a far riflettere ancora oggi, tanto da essere utilizzato recentemente da una giovane artista, Stefania Zorzi, che ora vive in Weinviertel (Bassa Austria), e l’artista Septicwag originario di Vorarlberg, per creare una mostra congiunta. Le opere fotografiche di Zorzi esplorano il rapporto tra le persone e l’ambiente circostante, relazionandosi emotivamente. Septicwag si occupa invece dell’Essere, il suo significato e dell’eternità – “E poi arriva l’uno”.
O ancora, il medesimo tema è al centro della pièce di Ariel Dorfman del 1981, che continua a far pensare il pubblico contemporaneo. Nella pièce dello drammaturgo argentino, al centro vi è il difficile rapporto con il passato di una donna, Paulina, vittima di tortura in un ipotetico paese del Sud America. Proprio il Quartetto di Schubert è il sottofondo musicale preferito del suo torturatore e che puntella nella memoria quella macchia indelebile.