In seguito, venne anche organizzata una mostra a Düsseldorf, in concomitanza con il primo
Reichsmusiktage (Giornate nazionali per la musica) dove venivano esposti alcuni ritratti di compositori diffamati (Schönberg, Webern, Hindemith, Stravinskij, Weill, Krenek, Reutter), sotto i quali furono stampati slogan che attaccavano il carattere e l’origine razziale di ciascuno, nonché opere teoriche, articoli, spartiti e venivano screditate riviste di musica moderna come “Melos” e “Anbruch”.
Inoltre, al centro della sala espositiva, si potevano trovare speciali cabine di ascolto per consentire al grande pubblico di ascoltare registrazioni della musica che veniva pubblicamente ostracizzata. Per imparare a riconoscere il 'nemico'.
Gli artisti definiti ‘degenerati’ si trovarono a fronteggiare un destino difficile e talvolta infausto. Rubando le parole al grande Toltsoj, ognuno “è infelice a modo suo” e così questi dovettero trovare un modo per fuggire alle barbarie. Alcuni compositori, come Arnold Schönberg, Igor Stravinskij e Kurt Weill, lasciarono l’Europa per trovare rifugio nei democratici Stati Uniti d’America, nuova terra promessa per gli artisti in fuga dalle persecuzioni razziali o dalla Guerra.
In particolare, il padre del linguaggio dodecafonico venne cacciato nel 1933 dalla sua cattedra alla Kunstakademie di Berlino, per le sue origini ebraiche. Seppur lontano dalla sua Europa, non avrebbe mai dimenticato le sue origini e la sua storia, scrivendo
Moses und Aron e omaggiando le vittime dell’Olocausto nel postumo
Sopravvissuto di Varsavia.