Orchestra Sinfonica di Milano - Articoli

Romano Gandolfi e la nascita del Coro sinfonico

Pubblicato il 04/06/2024

Il 5 maggio scorso Romano Gandolfi avrebbe compiuto 90 anni. A qualche settimana da questa ricorrenza, abbiamo pensato di evocare la figura di Gandolfi, la cui vicenda artistica è legata, nell’ultima fase della sua carriera, alla nascita del Coro Sinfonico di Milano.

La nascita di un Coro Sinfonico (anzi Lirico Sinfonico) da legare all’attività dell’Orchestra era già nelle idee di Vladimir Delman, fondatore dell’Orchestra insieme a Luigi Corbani, il quale però muore nel ’94, dopo qualche mese di attività della compagine orchestrale. Bisognerà attendere il 1998 perché si riprenda il filo del discorso intorno al Coro, grazie alla mediazione del M° Aldo Ceccato. Nel febbraio del 1998 ne scrive Laura Dubini sul Corriere della Sera anticipando che il 1999 vedrà altri due eventi importanti: l’inizio della Direzione Musicale dell’Orchestra affidata a Riccardo Chailly e la nascita dell’Auditorium di Largo Mahler. 
“L’inizio del Coro è stato avventuroso, quasi convulso – scrive Romano Gandolfi nel libro Immagini di Musica pubblicato in occasione del decennale dell’Orchestra Sinfonica di Milano – Corbani mi propose di affiancare all’Orchestra un Coro formato da non professionisti, sull’esempio della grande tradizione nord-europea. Non mi vergogno di dire che all’inizio ero scettico sulla possibilità di creare un grande coro sinfonico con voci di amateurs. Ma neppure mi vergogno di smentire me stesso: nelle precedenti esperienze corali ho sempre pensato che la voce avesse una posizione di protagonismo assoluto, ma l’esperienza del Coro Verdi ha profondamente mutato il mio punto di vista.

Romano Gandolfi, nato a Medesano (in provincia di Parma) nel 1934, conosceva molto bene la vocalità e l’importanza della voce: aveva diretto il Coro del Teatro Colón di Buenos Aires (1968-1970). Era stato maestro del coro del Teatro alla Scala dal 1971 al 1983, poi fino al 1992 era stato consulente artistico e direttore del coro del Gran Teatre del Liceu di Barcellona.
© Romano Gandolfi insieme a Riccardo Chailly e a Carlo Maria Giulini

Sempre Gandolfi, ricorda che “la voce è importante, 
è fondamentale, ma più importante è la testa, modo di pensare: 
il desiderio autentico di cantare, di approfondire il repertorio, di migliorare costantemente. 
Così ho scoperto la possibilità di cavare dalle persone 
quello che loro stesse non sapevano di possedere, 
e ho trovato un coro libero dalla routine, 
formato da persone che impegnavano volontariamente 
il loro tempo per amore della musica”.


Un musicista e un maestro sempre presente nei ricordi di chi ha fatto parte del Coro sin dagli inizi, come Maria Cristina Michel – storica segretaria del Coro – e Maria Teresa Tramontin, che ora dirige le formazioni corali giovanili e de Il Coro degli Stonati, e che trasmette ancora nelle sue lezioni gli insegnamenti di Gandolfi. Loro mi raccontano del gesto particolare del maestro con la matita e con il sopracciglio, un gesto lieve che non permetteva distrazioni a coro e orchestra. Mi raccontano anche di quello straordinario Requiem di Verdi eseguito al Gewandhaus di Lipsia con Chailly. Un’emozione indescrivibile vederlo sedersi al pianoforte per accompagnare il Coro nella prova prima del concerto. L’emozione intensa di essere diretti da un grande maestro. 
Nella primavera del ’98 si susseguono le audizioni, tenutesi al Teatro Lirico, come racconta Gian Mario Benzig sulle colonne di ViviMilano (Punta diritto al coro, 8 aprile 1998, Corriere della Sera):

Romano Gandolfi torna a Milano per dar vita a un nuovo coro: il futuro coro dell’Orchestra Verdi. Tutto da scoprire. Le audizioni si susseguono in questi giorni. Eccolo, infatti, sul palco del Lirico, il maestro, sempre vitale e ardente, esaminare gli aspiranti coristi. Un’aria, un po’ di solfeggio (ah, il perfido terzettino della Petite Messe Solennelle, che tutti sbagliano!). Gandolfi ascolta, corregge, consiglia; per tutti ha una parola di simpatia e di incoraggiamento. […]
Sia chiaro: io torno a Milano per dedicarmi con tutto il mio amore, con tutta la mia passione e, se posso dirlo, con tutta la mia esperienza, unicamente alla costruzione di questo coro.

Alla domanda del giornalista “Scusi, cosa spinge un artista della sua fama, di certo conteso un po’ in tutto il mondo, a scommettere invece su un nuovo coro a Milano?
Il maestro Gandolfi rispose con queste efficaci parole:
“Guardi, sono stato tredici anni alla Scala, tre al Colòn di Buenos Aires, dieci al Liceu di Barcellona. Ho 64 anni e cinque by-pass. Ora la mia ambizione è una sola: la gioia di costruire un coro nato dal nulla. Voglio dimostrare cosa si può fare con un coro nato dal nulla. Per questo lancio un messaggio: volete esprimere quello che nella vita normale, nel lavoro quotidiano non potete esprimere? Venite a cantare, venite a divertirvi con noi!”

Dopo lunghe selezioni, grazie alla preziosa collaborazione dei maestri Erina Gambarini e Ruben Jais, il concerto di apertura ebbe luogo l’8 ottobre 1998 con i Quattro pezzi sacri di Verdi, sotto la direzione di Riccardo Chailly.
© foto Rudy Amisano de Lespin
Molti i successi di Gandolfi con il Coro Sinfonico.
Nel primo periodo di attività era stato affrontato un repertorio che partiva dal Settecento della Messa dell’Incoronazione di Mozart e le Stagioni di Haydn, per passare da Rossini (tanti raccontano del suo amore per lo Stabat Mater), Beethoven e Verdi, fino al Novecento di Stravinskij e Prokof’ev. Un momento particolarmente emozionante della direzione Gandolfi è rappresentato dal concerto (Requiem di Mozart), in occasione del primo anniversario dell’attentato alle Torri gemelle, realizzato in collaborazione con l’Ambasciata degli Stati Uniti. Nel 2002 iniziava anche il percorso del Coro nello studio delle Passioni di Bach. 

Fuori da Milano, il Coro Sinfonico è invitato in importanti e prestigiosi contesti, l'Inaugurazione del Festival dei due mondi nel 2002, il Festival di Città di Castello con la Petite Messe Solennelle di Rossini diretta da Gandolfi (trasmessa su Rai Radio 3), poi, al Festival di Bergamo e Brescia con il Requiem di Verdi diretto da Chailly nel 2004.

Tanti gli impegni all’estero: insieme all'Orchestra Sinfonica, tra il 2003 e il 2005 ha effettuato diverse tournée, esibendosi in particolare alla NHK Hall di Tokyo, alla Alte Oper di Francoforte, al Konzerthaus di Vienna, alla National Concert Hall di Budapest, con la direzione di Romano Gandolfi.

Valentina Trovato

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