Alla mia migliore amica. Questa la dedica in calce all’autografo della Quarta sinfonia di Čajkovskij e che cela, in una discrezione volutamente sibillina, il rapporto umano forse più importante nella sua vita: quello con la baronessa Nadežda von Meck, sua mecenate.
Proprio nel 1877, quando ne cominciò la composizione, era infatti cominciato il loro lungo rapporto epistolare (i due non si incontrarono mai), ed in una lettera del maggio di
quell’anno la Quarta è citata per la prima volta. La Sinfonia non fu particolarmente ben accolta; la sua estrema lunghezza (il primo movimento, della durata di circa venti minuti, arriva quasi ad eguagliare la somma degli altri tre, ed è uno dei più lunghi tempi di sinfonia mai composti da Čajkovskij) la rendeva somigliante, come scrisse Sergej Taneev, suo amico ed ammiratore e compositore egli stesso, a “un poema sinfonico cui fossero stati appiccicati altri tre movimenti per il solo scopo di poterlo chiamar sinfonia”.
Come Taneev, la baronessa von Meck era stata fra gli spettatori della prima, e la Sinfonia l’aveva enormemente colpita; subito dopo scrisse un’appassionata lettera al compositore, domandogli che cosa avesse ispirato una musica di tale potenza; la risposta si spinge ben oltre, definendo un programma per la composizione e dandoci la rara occasione di vedere un lavoro dal punto di vista del suo artefice.