Il brano è concepito come un unicum formale, senza soste, o tempi diversi. I tre pianoforti sono trattati come fossero un unico grande pianoforte; con una fitta intersecazione di materiali che si spandono a “cori concertanti”, ora orizzontali, ora trasversali, ora verticali. Si rispondono l’un l’altro come fossero un unico grumo.
A episodi cangianti, e vorticosi, si susseguono senza soluzione di continuità, episodi lirici, espansi, eppur cantabili, senza per questo essere melodia retrospettiva...
L’esplosione finale nell’ultima parte del concerto, lascia promanare una linea solistica di una sola tromba, nostalgica ed affettiva, che in dialogo con i tre solisti estingue i vortici voluminosi precedenti del brano,
con una tenera emozione interiore, dovuta ad una linea che si inerpica lassù!