Titano, una parola che porta con sé tutta una serie di connessioni con il mondo sonoro del tardoromanticismo di Gustav Mahler. Quando Mahler scrive la Prima Sinfonia aveva in mente un romanzo, il Titano di Jean Paul, un autore particolarmente caro ai Romantici. Probabilmente il boemo Mahler aveva creduto di trovare i propri conflitti interiori rispecchiati nel personaggio di Roquairol che, non riuscendo ad afferrare la realtà, la reinventa e la assoggetta alla sua fantasia. Un personaggio, Roquairol, che perfettamente sintetizza i temi emersi nel Romanticismo.
Qual è il suo rapporto con Mahler e il suo "mondo"? Come descriverebbe la musica di Mahler?
La musica di Mahler mi ha accompagnato fin dai miei primi giorni da musicista: prima come ascoltatore, poi come violinista e ora, con un profondo senso di responsabilità, come direttore d'orchestra. Confrontarsi con Mahler significa entrare in un cosmo che è al tempo stesso profondamente personale e, in modo travolgente, universale. Le sue sinfonie non sono semplici composizioni; sono viaggi metafisici, che tracciano i confini tra vita e morte, ironia ed estasi, mondi terreni e trascendentali. C'è qualcosa di umano, in modo disarmante, nella sua opera: fragile, conflittuale, eppure sempre alla ricerca di un significato. Sento una profonda affinità con questo mondo, non solo per la sua portata emotiva, ma per il modo in cui ci sfida a confrontarci con la totalità dell'esistenza.
Quale tipo di lavoro con l'orchestra richiede la musica di Mahler? In quali aspetti questa musica è così speciale e perché rappresenta una pietra miliare nella storia della musica?
Mahler esige tutto da un'orchestra: tecnicamente, emotivamente e spiritualmente. Le sue partiture richiedono un'intelligenza e una sensibilità collettive, la capacità di oscillare fluidamente tra l'intimità cameristica e la grandiosità cosmica. Ogni musicista deve essere sia una voce individuale che parte di un organismo più grande. Il compito del direttore d'orchestra è di muoversi in questo terreno complesso, non di imporre, ma di rivelare.
Ciò che rende la musica di Mahler così straordinaria è la sua capacità di assorbire l'intera tradizione sinfonica e allo stesso tempo decostruirla. Integra canto, folklore, filosofia e silenzio in una forma in continua trasformazione. In questo modo, Mahler rappresenta una svolta nella storia della musica: le sue Sinfonie segnano il culmine del Romanticismo e prefigurano le fratture del XX secolo. Interpretare la sua musica significa trovarsi al crocevia tra passato e futuro.
È la prima volta che dirige Mahler?
No, non lo è. Sebbene ogni incontro con Mahler sia per me una novità assoluta – tale è la profondità e l'imprevedibilità del suo mondo – questa non è la prima volta che dirigo la sua musica. Tuttavia, rimane un privilegio che affronto con umiltà e un crescente senso di meraviglia.
Quale versione della Sinfonia avete scelto di eseguire con l'Orchestra Sinfonica di Milano?
Eseguiremo la versione della Prima sinfonia che è diventata standard nel repertorio concertistico, ovvero quella in quattro movimenti senza il movimento Blumine. Mentre la concezione originale del Titano e il suo materiale aggiuntivo offrono una prospettiva affascinante del pensiero giovanile di Mahler, la versione finale rappresenta il perfezionamento della visione artistica del compositore. È più tesa, più coerente strutturalmente e probabilmente più drammatica nella sua complessità. Questa è la forma attraverso la quale Mahler in definitiva desiderava che la sinfonia parlasse, ed è con questo spirito che la presenteremo.