Orchestra Sinfonica di Milano - Articoli

Più di un Concerto per pianoforte. Kinderszenen di Marco Momi

Intervista al Compositore

Pubblicato il 07/05/2024

Il 16 e 17 maggio, all'interno del programma  Scene d'infanzia,  verrà eseguito in Auditorium, in prima esecuzione assoluta, Kinderszenen per pianoforte, elettronica e orchestra di Marco Momi, coproduzione del Festival Milano Musica e dell'Orchestra Sinfonica di Milano, nell'ambito della collaborazione che lega le due istituzioni dal 2010. 
Il progetto, una co-commissione del Festival insieme a Françoise e Jean-Philippe Billarant e La Biennale di Venezia (realizzazione informatica musicale Ircam), ha richiesto un tempo lungo di incubazione. Abbiamo incontrato il compositore per farci raccontare come ha preso forma questo suo lavoro.
Valentina Trovato Maestro Momi, partirei proprio dal lavoro che ha portato alla nascita di Kinderszenen. Guardando la partitura ha colto la mia attenzione la presenza di un organico particolare (fiati a parti reali) e un differente posizionamento dell’orchestra rispetto al consueto.

Marco Momi Il posizionamento dell’orchestra segue la dimensione della scrittura orchestrale – molto più di quella pianistica, nata insieme all’elettronica – e risente della sua funzione principale di legante tra lo strumento solista e l’elettronica. La direzione dei suoni di pianoforte ed elettronica è pensata per circondare l'orchestra e per essere al tempo stesso proiettata verso il pubblico.
La parte dell'elettronica è stata scritta cercando di mantenere diversi possibili posizionamenti dell’Orchestra, che possa per esempio avere i Secondi violini a fianco od opposti ai Primi. Ci sono le percussioni dietro, la peculiarità principale riguarda certamente i legni, tutti divisi. In particolare, il clarinetto è intonato un quarto di tono sotto: è l’unico strumento microtonale dell’Orchestra, che assolve alla funzione di legante armonico-frequenziale di questa scrittura fortemente microtonale, anche in virtù della presenza di un’elettronica molto armonica.

Valentina Trovato E l’idea dell’elettronica come nasce?

Marco Momi L’elettronica in questo pezzo ha un ruolo centrale. Nelle mie idee, il titolo della composizione doveva essere Concerto per pianoforte, elettronica e orchestra. Al di là delle priorità, si vuole testimoniare una cronologia nella realizzazione. Elettronica e pianoforte sono stati scritti nello stesso momento nella progressione dei due anni di lavoro. 
Tutto è stato pensato in funzione di un’orchestra, posizionata dietro a pianoforte ed elettronica; un'orchestra caratterizzata da divisioni che tendono a dare trasparenza alla scrittura musicale.
Valentina Trovato In un lavoro così elaborato, la presenza della sala partecipa all’esecuzione? Era già presente nella scrittura l’idea di eseguire Kinderszenen all'Auditorium di Milano?

Marco Momi Il pezzo è stato pensato per l’esecuzione in Auditorium, una sala già di nostra conoscenza. Anche per questo, ho scelto di realizzare il suono dell’elettronica in modalità “front stage”, dal palco, come se fosse parte dell’Orchestra: si diffonde con il suono acustico e va verso il pubblico. Non c’è pertanto il fenomeno di spazializzazione del suono.

Il lavoro realizzato con l'Ircam è stato molto complesso: siamo arrivati a gestire 250 parti reali di elettronica, a cui si aggiungono pianoforte e orchestra. È stata un'operazione molto attenta, di calibrazione dei suoni, di posizionamento su piani sonori differenti. Nell'ultima fase, abbiamo lavorato all’Espro (Espace de projection) dell’Ircam, una delle prime sale ad acustica modulare, insieme a Serge Lemouton, Jérémie Henrot e Michele Gamba, che avevano esperienza diretta dell’acustica dell’Auditorium, e abbiamo pertanto ricreato la medesima situazione sonora.

Valentina Trovato Come è nata la co-commissione del suo lavoro?

Marco Momi
L’idea è arrivata inizialmente da Milano Musica (Cecilia Balestra e il consulente artistico dell’epoca, Marco Mazzolini), in seguito al mio debutto al Festival nel 2020 con "Vuoi che nel fuori" per trio di percussioni ed elettronica. Mi hanno lanciato questa idea, che ho accolto molto positivamente in quanto il pianoforte è il mio strumento, la mia guida.
I rapporti di collaborazione si sono sviluppati in modo molto naturale (con l’Ircam ho un rapporto lungo 15 anni).
Valentina Trovato Con il direttore Michele Gamba come sta lavorando?

Marco Momi Michele Gamba non ha soltanto una sensibilità musicale spiccata, che apprezzo molto, ma ha anche colto l'ambizione di questo progetto così particolare. Non appena gli mandai alcuni fogli della partitura, subito raccolse la sfida. Abbiamo fatto una sessione di lavoro a Parigi, concentrandoci molto sulla partitura, dove dirigeva gli altoparlanti.
Con Mariangela (Vacatello NdR), invece, è stato realizzato un lavoro diverso, in quanto solista. Anche con lei ci sentiamo ormai quotidianamente.

Valentina Trovato Una sfida…in che termini?

Marco Momi Questo pezzo rappresenta molteplici sfide, per il pianoforte e per il tipo di pianismo: ricreare un’attitudine cameristica nel genere del concerto per pianoforte. Inoltre, c’è stato il desiderio di creare un lavoro caratterizzato da un’arcata molto lunga (32 minuti) che comporta anch’esso una sfida (per tutti, anche per l’orchestra). Ci sono momenti di respiro, ma non ci sono divisioni interne.
Poi, ci sono altre sfide, come quella relativa al mio rapporto con il suono (ibridato e aumentato). Alcune entità umane e molto presenti nella loro umanità (come pianoforte e orchestra), in questo pezzo, entrano in crisi nel loro rapporto con l’elettronica e portano in questo modo a una testimonianza della performance.

Valentina Trovato Qual è il suo rapporto con Schumann e con la forma del Concerto?

Marco Momi Nella mia vita esiste da sempre un rapporto con Schumann. È ben chiaro che prima di scegliere questo titolo ci ho pensato molto. Non c’è un riferimento diretto, non c’è alcuna citazione (post-moderna), però volevo cercare di incarnare questo duplice aspetto del pianismo di Schumann: da un lato la possibilità di restituire la meraviglia del gioco, dall'altro di restituire il ricordo della gioventù. Un ricordo poetico e lontano maturato con l’età. Tutto il pezzo è leggibile come un possibile racconto d’infanzia moderno. 

Valentina Trovato

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