L’Orchestra Sinfonica di Milano, in collaborazione con il Piccolo Teatro, è protagonista di una rassegna in due concerti, la Sinfonica allo Studio, che indaga alcuni dei più significativi stili musicali dei linguaggi contemporanei. Al Piccolo Teatro Studio Melato di via Rivoli 6 l’Orchestra Sinfonica di Milano “studia”, appunto, approfondisce l’avanguardia compositiva, offre spazio ai nuovi linguaggi di intessersi con la tradizione, consente al presente di scaturire dal passato. In programma Soffio armonico (da Il pungolo di un amore) di Azio Corghi, compositore scomparso lo scorso anno, le Newton-Variazioni nella versione per orchestra da camera, di Luciano Chailly, e Quattro modi di sorridere per orchestra d’archi di Nicola Campogrande, prima esecuzione italiana per una co-commissione dell’Orchestra Sinfonica di Milano insieme alla O/Modernt Chamber Orchestra, il Festival Virtuoso e Belcanto. Il pezzo di Nicola Campogrande segna il suo debutto in qualità di Compositore in Residenza dell’Orchestra Sinfonica di Milano, percorso che inizia con questo lavoro e che si svilupperà fino al 2026.
L’espressione è convenzionale: chi si trova ad essere davvero in residenza sono le musiche, non il compositore. Dunque nessuna ricerca di casa, nessun trasloco, nessuna nuova scuola per i figli… Il progetto, infatti, è nello stesso tempo più semplice e più ambizioso.
La parte ambiziosa abita invece nell’unione di due disponibilità: l’orchestra si assume il rischio di commissionare al compositore alcuni brani – noi abbiamo deciso che saranno uno all’anno – sperando che vengano fuori delle buone partiture; e il compositore si dedica a un ascolto profondo e intenso dell’orchestra, cercando di coglierne il suono specifico, le passioni, le abilità, i desideri, il virtuosismo dei singoli, così da offrirle nuovi pezzi che siano di taglio sartoriale, cuciti addosso, immaginati apposta.
A dirla tutta, poi, quello tra l’Orchestra Sinfonica di Milano e me è un rapporto consolidato, che nel tempo ci ha portato a far nascere molta musica (sono scolpite nella mia memoria le 24 Expo Variations, sei mesi di musica sgranata un numero a settimana). Anche per questo, insieme ai brani che nasceranno ad hoc, ogni anno verranno eseguite alcune mie partiture già esistenti, così da arricchire la mia relazione con l’orchestra e con il suo pubblico. E questa è una cosa che – a pensarci – mi rende davvero felice.