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"Un segno del destino". Intervista a Gastón Fournier-Facio

Pubblicato il 10/11/2023

In occasione del Festival Mahler, è stato pubblicato Tutto Mahler, un volume dedicato alla figura del compositore boemo a cura del musicologo Gaston Fournier-Facio per Zecchini Editore. Abbiamo incontrato il curatore del volume per due chiacchiere sul libro e sul suo amore per il grande musicista boemo. 
Il Festival Mahler è una grande occasione che ci permette di riprendere le fila del discorso intorno a Gustav Mahler, dal punto di vista esecutivo e musicologico. Come nasce il libro?

L’iniziativa è partita da Ruben Jais, che mi ha coinvolto nel Festival. Mi ha chiesto di presentare un progetto musicologico. Inizialmente, l’idea era di organizzare un convegno, in seguito si è scelto di pubblicare un volume miscellaneo che riflettesse la natura del Festival: un libro che parli di tutta l’opera di Mahler, che coinvolga solo autori italiani, così come la musica di Mahler è eseguita durante il Festival solo da orchestre italiane. Dopo essermi chiarito l’impostazione del libro, ho iniziato a stilare l’elenco delle persone da invitare. Un modo per stringere la scelta è stato quello di scegliere studiosi che avessero già pubblicato un libro monografico su Mahler. Alla fine, avevamo 15 firme di musicologi più una, quella di Paola Capriolo, scrittrice. Paola Capriolo ha già pubblicato un romanzo, molto originale e bello sulle ultime tre estati di Mahler a Dobbiaco. Il nome n. 17 non è né musicologo, né scrittore: si tratta del direttore d’orchestra Riccardo Chailly. 
Com’è organizzato il libro?

La prima parte è composta da un percorso dedicato alla vita del compositore, con una cronologia molto estesa, che si può leggere come una piccola biografia. Il libro prosegue con i capitoli dedicati a ogni singola partitura di Mahler (anche quelle poche che non verranno eseguite durante il festival, come Das klagende Lied). Il libro è concluso dal capitolo di Paola Capriolo, una sorta di monologo interiore di Mahler, e dall’intervista a Chailly sull’arte di dirigere Mahler.

Chailly, un grande mahleriano.

Sì, esatto. Tra l’altro, ha pubblicato un cofanetto dell’Integrale delle Sinfonie di Mahler con due grandi orchestre: la Concertgebouw Orchestra e la Berlin Radio Symphony Orchestra.

La pubblicazione di questo libro ti ha permesso di conoscere qualcosa in più su Mahler?

Mi ha permesso di conoscere quanto è stato scritto in Italia sul compositore. Io sono un collezionista dei libri dedicati a Mahler, eppure ho dovuto recuperare un paio di libri che non avevo.
Ovviamente per pensare al meglio la struttura del libro, ho dovuto fare uno studio approfondito della bibliografia mahleriana, al fine di affidare i diversi capitoli alle persone più adatte. 
Di quale lavoro mahleriano hai scelto di scrivere, invece?

La Terza sinfonia e ti spiego perché. Io sono originario del Costarica e nel mio paese d’origine non ho mai ascoltato una nota di Mahler (l'Orchestra nazionale aveva un organico troppi piccolo per fare Mahler). Quando sono arrivato in Europa, lavorando per l’ambasciata del Costarica, ero già laureato in Storia della musica e suonavo il pianoforte. Un giorno mi è capitato di trovarmi al Royal Festival Hall di Londra dove Bernard Haitink con la Concertgebouw Orchestra eseguiva la Terza sinfonia. Quando sentii per la prima volta la Terza è stato amore a primo ascolto. Da quell’esecuzione, ho deciso di dedicare gran parte della mia energia a studiare questo compositore.

È particolare questo incontro: è proprio il Concertgebouw a organizzare il primo Festival Mahler nel 1920, con Willem Mengelberg sul podio.

Sì, esatto. È stato una sorta di segno del destino.

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