Orchestra Sinfonica di Milano - Articoli

Ta ta ta taaa. Ecco la Quinta!

Pubblicato il 17/03/2022

© ritratto di Beethoven di Willibrord Joseph Maehler (intorno al 1804)
Una brevissima pausa – un respiro – una formula ritmica, una cellula melodica, e poi via verso un turbinio di contrasti violenti e momenti lirici, una lotta titanica impregnata di significati culturali e spirituali dell’epoca – e dei giorni nostri. La lotta è delle più nobili, il finale dei più gloriosi, il compositore è immenso. Per la Sinfonia n. 5 Beethoven fa tesoro della lezione di Haydn: realizza una forma musicale a partire da elementi strutturali minimi e dopo oltre cinque anni di idee, abbozzi e rifiniture la presenta durante una fredda giornata di dicembre del 1808 al Theater an der Wien.

Ta ta ta taaa. Ta ta ta taaaa. Eccolo, il destino che bussa alla porta. Questa è l’interpretazione di ispirazione romantica che è stata tramandata e coltivata fino ai giorni nostri per descrivere la quinta sinfonia di Beethoven. Interpretazione che l’ha fatta diventare famosa come la Sinfonia del Destino, grazie alla testimonianza di Anton Schindler – primo biografo di Beethoven – che domandando al compositore a cosa si fosse ispirato per l’inciso del primo movimento si sarebbe sentito rispondere “Così batte il Destino alla porta”. La testimonianza di Anton Schindler è stata messa in discussione, Theodor Albrecht l’ha definito “distruttore” (destroyer) e “falsario” (forger) dei Quaderni di Conversazione beethoveniani e oggi è difficile distinguere i fatti attendibili dalle sue manipolazioni. Ciò non cambia il nome e i connotati romantici con cui la Sinfonia n. 5 è stata tramandata fino a noi, così come non cambia il fatto che la Sinfonia n. 5 è la più emblematica tra le Sinfonie, quella che meglio rappresenta la magistralità del compositore e che meglio ne esemplifica la personalità. 

Ma come un'accecante luce solare irraggia improvvisamente il meraviglioso tema del tempo finale nel giubilo ridondante di tutta l'orchestra

Questa fu l’impressione di Ernst T. A. Hoffmann al primo ascolto dell’Allegro: gli archi tengono la stessa nota per quindici battute, il timpano è l’unico strumento che tiene il movimento ritmico e dopo un lungo episodio di transizione arriva la sintesi conclusiva. Anche in quest’ultima parte della Sinfonia Beethoven inserisce una novità: il trombone, lo strumento associato all’al di là e alle tenebre, qui utilizzato per sottolineare l’enfasi della fanfara, insieme all’ottavino e al controfagotto che raddoppiano i bassi. Il risultato è un finale brillante, “accecante”, risolutore e risolutivo: il momento di catarsi trionfale che forse ci si aspettava fin dall’inizio. La vittoria dell’intelletto e della ragione, la risoluzione di tutti i conflitti.

Dall’anno della prima rappresentazione al Theater an der Wien ad oggi, la Quinta sinfonia si è impressa nell’immaginario collettivo. Non solo grazie alle novità introdotte da Beethoven nella scrittura sinfonica, ma forse e soprattutto grazie alla sua capacità di ricreare un percorso emotivo capace di smuovere l’animo dell’uditore che il 22 dicembre del 1808 si recò al teatro viennese per ascoltare un interminabile concerto (insieme alla Quinta sinfonia furono eseguite la Sinfonia n. 6, la Fantasia per pianoforte, coro e orchestra op. 80, il Concerto per pianoforte e orchestra in Sol minore e alcuni brani dalla Messa in Do maggiore op. 86) e capace di parlare al pubblico di oggi, gli ascoltatori del 2022, che siede in una sala da concerto per ascoltare uno dei capolavori più riusciti della storia della musica. A tal proposito, Paul Bekker, uno dei più importanti musicologi di inizio Novecento, mette in luce come non si debba cercare l’elemento di rottura del sinfonismo beethoveniano nell’invenzione di un nuovo modello sinfonico, bensì in quella di un nuovo pubblico, non del qui ed ora ma universale:

L'immagine ideale di un uditorio per il quale Beethoven scrisse, e da cui attinse la forza e l'impeto delle sue idee, fu un'ulteriore elaborazione del grande movimento democratico che dalla Rivoluzione francese condusse alle guerre di liberazione tedesche. Elaborazione come si presentò allo spirito di Beethoven. Possiamo percepirla ogni volta di nuovo quando viviamo in noi stessi la potenza catartica e solenne di una Sinfonia di Beethoven, poiché in tali momenti noi stessi diventiamo il pubblico per il quale Beethoven ha composto, la comunità cui egli parla

Laura Ruggeri

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