Dopo il grande successo riscosso dalla sua direzione di
Das Rheingold al Teatro alla Scala lo scorso novembre, Alexander Soddy arriva all’Auditorium di Milano per debuttare sul podio dell’Orchestra Sinfonica di Milano per la
Alpensinfonie di Richard Strauss
venerdì 7 e domenica 9 febbraio.
Nato a Oxford, Soddy ha seguito il percorso classico per un musicista inglese: ha studiato alla Royal Academy of Music, all'Università di Cambridge e al National Opera Studio di Londra, per poi proseguire il suo percorso di studi altrove, dove trovare un compimento alla sua formazione di musicista europeo.
Mi racconta Alexander Soddy della sua infanzia tra le brume inglesi: “Ho iniziato a cantare in un coro, mentre il mio training musicale si è svolto in Germania. Tra i compositori a cui sono più legato ci sono quelli della tradizione corale (Palestrina, Wlliam Byrd, J.S. Bach e Johannes Brahms), la musica inglese di Elgar e Benjamin Britten, tutti autori la cui sensibilità sento vicini alle mie origini, ai luoghi da cui provengo”.
Soddy porta con sé sul podio la sua lunga formazione, ma anche l’esperienza di Kapellmeister (dal 2010 al 2012 all’Opera di Amburgo) nel teatro d’opera di area austro-tedesca. Il Kapellmeister è una figura che trova le sue origini nei secoli precedenti in ambito liturgico e che nella storia del teatro più recente rappresentava il responsabile dell’ensemble del teatro e che doveva preparare i cantanti e l’orchestra e saper dirigere le opere del repertorio senza talvolta avere a disposizione neanche una prova. Nel passato, grandi direttori come Carlos Kleiber ed Herbert von Karajan sono stati orgogliosamente Kapellmeister. Al pari di altri suoi colleghi europei, il percorso di Soddy è iniziato dirigendo opere del Belcanto (Verdi, Bellini, Donizetti) tra i velluti delle sale teatrali in Germania.
Negli ultimi tempi, il musicista inglese ha diretto molta musica di Richard Strauss, un compositore a cui è profondamente legato, tra cui alcune delle più belle opere del suo catalogo
(Salome, Elektra e
Die Frau ohne Schatten).
“Ho una particolare affinità con Richard Strauss. Quando ero un pianista accompagnatore, ho lavorato molto sulla musica di Richard Wagner e di Richard Strauss. Per me il linguaggio di Strauss, in particolare per quel che riguarda il teatro musicale, è qualcosa di assolutamente naturale. Mi piace molto addentrarmi tra le pieghe del linguaggio dei lavori per orchestra sinfonica. Strauss ha iniziato la sua carriera scrivendo poemi sinfonici, poi i lieder. Solo in seguito si è dedicato all’opera, innegabilmente queste due produzioni artistiche sono connesse”.