Orchestra Sinfonica di Milano - Articoli

Alexander Soddy: aspettando la Alpensinfonie

Pubblicato il 27/01/2025

Dopo il grande successo riscosso dalla sua direzione di Das Rheingold al Teatro alla Scala lo scorso novembre, Alexander Soddy arriva all’Auditorium di Milano per debuttare sul podio dell’Orchestra Sinfonica di Milano per la Alpensinfonie di Richard Strauss venerdì 7 e domenica 9 febbraio.

Nato a Oxford, Soddy ha seguito il percorso classico per un musicista inglese: ha studiato alla Royal Academy of Music, all'Università di Cambridge e al National Opera Studio di Londra, per poi proseguire il suo percorso di studi altrove, dove trovare un compimento alla sua formazione di musicista europeo.
Mi racconta Alexander Soddy della sua infanzia tra le brume inglesi: “Ho iniziato a cantare in un coro, mentre il mio training musicale si è svolto in Germania. Tra i compositori a cui sono più legato ci sono quelli della tradizione corale (Palestrina, Wlliam Byrd, J.S. Bach e Johannes Brahms), la musica inglese di Elgar e Benjamin Britten, tutti autori la cui sensibilità sento vicini alle mie origini, ai luoghi da cui provengo”.
Soddy porta con sé sul podio la sua lunga formazione, ma anche l’esperienza di Kapellmeister (dal 2010 al 2012 all’Opera di Amburgo) nel teatro d’opera di area austro-tedesca. Il Kapellmeister è una figura che trova le sue origini nei secoli precedenti in ambito liturgico e che nella storia del teatro più recente rappresentava il responsabile dell’ensemble del teatro e che doveva preparare i cantanti e l’orchestra e saper dirigere le opere del repertorio senza talvolta avere a disposizione neanche una prova. Nel passato, grandi direttori come Carlos Kleiber ed Herbert von Karajan sono stati orgogliosamente Kapellmeister. Al pari di altri suoi colleghi europei, il percorso di Soddy è iniziato dirigendo opere del Belcanto (Verdi, Bellini, Donizetti) tra i velluti delle sale teatrali in Germania.
Negli ultimi tempi, il musicista inglese ha diretto molta musica di Richard Strauss, un compositore a cui è profondamente legato, tra cui alcune delle più belle opere del suo catalogo (Salome, Elektra e Die Frau ohne Schatten).
“Ho una particolare affinità con Richard Strauss. Quando ero un pianista accompagnatore, ho lavorato molto sulla musica di Richard Wagner e di Richard Strauss. Per me il linguaggio di Strauss, in particolare per quel che riguarda il teatro musicale, è qualcosa di assolutamente naturale. Mi piace molto addentrarmi tra le pieghe del linguaggio dei lavori per orchestra sinfonica. Strauss ha iniziato la sua carriera scrivendo poemi sinfonici, poi i lieder. Solo in seguito si è dedicato all’opera, innegabilmente queste due produzioni artistiche sono connesse”.



E proprio con un poema sinfonico di Strauss debutterà alla Sinfonica. Cinematic but not so deep.
La Sinfonia delle Alpi. Dopo il successo mondiale di Salome (1905), di Elektra (1909) e soprattutto del Rosenkavalier (1911) Strauss sembrava deciso a lasciare il sinfonismo puro per il teatro d'opera, e in un certo senso così è stato. Infatti, già durante le prove del Rosenkavalier egli si era messo al lavoro per Ariadne auf Naxos, la cui stesura (o meglio, la stesura della prima versione) è contemporanea, anno per anno, alla Alpensinfonie: essendone il perfetto opposto. Tanto è agile, sottile, ellenica Ariadne, tanto è pingue, maestosa, germanica la Alpensinfonie.
“La genesi della Sinfonia delle alpi è stata molto lunga, i primi abbozzi risalgono a quando Strauss era giovane. Secondo me è una splendida metafora della forza umana nel coronamento degli obiettivi ed è molto bello da dirigere perché si sente forza, passione e gioia” (Alexander Soddy).

© foto Mina Jung
È stato detto di tutto sulla ragione di questo inatteso ritorno al grande sinfonismo descrittivo in anni nei quali il suo stile era ormai diverso. Ma la vita interiore di Strauss, uomo in apparenza sicuro, fermo, impassibile e cordiale, esplicito e loquace nelle centinaia di lettere che scrisse (le più sono splendenti di precisione, di intelligenza, di arguzia) - la sua vita interiore, dicevo, è restata un segreto inespugnabile. 
La Alpensinfonie, dunque, può significare un contraddittorio ripensamento, o essere segno di crisi personale, o espressione di un formidabile timore sui tempi e sulle sorti della cultura (in questo il pessimismo dell'antidemocratico Strauss era ben fermo), o infine fu bisogno di una definitiva, ed estrema, dichiarazione di fede romantica e tedesca e di panteismo anticristiano. 

Questa enorme 'Sinfonia', insomma, è un ingombrante enigma, che nella spettacolare sonorità nasconde molto, volendo dire forse troppo.

© foto Mina Jung


E cosa c’è nel futuro di Alexander Soddy?
Continua la sua avventura scaligera con il Ring wagneriano e tanta opera in giro per l’Europa con Fin de partie di Kurtàg ed Elektra di Strauss a Berlino, Salome a Firenze, ma anche Bohème e Aida oltreoceano, al Metropolitan di New York.

Redazione

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