Aspettando Pizzetti - Intervista a Roberto Cominati - Orchestra Sinfonica di Milano

Intervista a Roberto Cominati

Pubblicato il 04/02/2022

VT Guardando la sua biografia, al di là del suo curriculum di assoluto valore, risalta la duplicità del suo percorso diviso tra la passione per i voli e il pianoforte. Come nasce la passione per il cielo e la musica? Cosa hanno in comune?

RC Non hanno assolutamente nulla in comune le due attività. Fare il pilota non c’entra assolutamente con un’attività artistica, creativa, in cui si richiede un’unicità nel suonare. Quando mi invitano a suonare, immagino che vogliano sentire la mia esecuzione e non quello di un altro, invece nel momento in cui lavoro per una compagnia aerea, non desiderano un pilota che si distingua dagli altri. Penso che ormai oggi sia sempre più diffusa l’attitudine ad avere dei dipendenti ‘standardizzati’.

Ho avuto la passione per il volo sin da bambino. Nell’infanzia amavo molto i mezzi di trasporto grandi: transatlantici, navi da crociera, sognavo di avere un camper in cui si poteva dormire… L’idea che all’interno di un aereo ci potesse muovere, camminare, mentre il mezzo era in movimento, è qualcosa che mi ha sempre affascinato. Amavo molto gli autobus da bambino, poi un giorno sono salito su un aereo e me ne sono innamorato.

 Sicuramente c’è una motivazione psicoanalitica dietro a questa mia fascinazione. Forse, la sintesi di questo mia folgorazione è la frase presente sul Nautilus di Ventimila leghe sotto il mare: “Mobilis in mobile”.

VT Mi ha molto colpito una sua vecchia intervista al Corriere della Sera in cui dice di essere divenuto pianista “controvoglia”.

RC In fin dei conti è vero, per me suonare era un po’ come andare a scuola. I miei genitori mi avevano portato a iniziare a studiare pianoforte e come ogni bambino volevo far felice i genitori. E quando loro si sono accorti che suonavo bene, si sono molto appassionati…a un certo punto suonare è diventata una professione e ci ho creduto anch’io. La passione per la musica non è nata come un fuoco sacro, se lo è stato, lo è diventato dopo.



Quando uno si trova sulla strada giusta e le cose, straordinariamente, funzionano.

VT Il Concerto di questa settimana è senz’altro desueto, con i Canti per la Stagione Alta di Pizzetti che raramente si sente nelle sale da concerto.

RC
I miei genitori avevano ascoltato questo pezzo durante un concerto e me ne avevano parlato. Lo suonava anche il mio maestro… 
A quel punto, mi sono incuriosito e l’ho studiato. Ho tenuto a lungo questo pezzo nel cassetto, dato che mi chiedevano di suonare sempre le solite cose. Il primo a farmelo suonare è stato il Festival Toscanini l’anno scorso ed ora, qui in Auditorium, lo suono per la seconda volta.
Il Concerto di Pizzetti ha una bella scrittura per il pianoforte, con dei bei temi (forse più bello di tante altre composizioni che si sentono normalmente).

Pizzetti si sente molto legato al suo essere conservatore. Però vorrei dire anche un’altra cosa: ci sono molti concerti per pianoforte (a volte molto belli) che nessuno suona ed è un peccato, quindi ben venga chi accetta queste sfide. 

VT In un mondo perfetto, quali concerti per pianoforte le piacerebbe suonare?

RC Uno dei più bei concerti che ho suonato (purtroppo solo una volta) è il Secondo di Brahms, che mi piacerebbe suonare di nuovo. Un altro lavoro è sicuramente il Secondo di Prokof’ev, che avevo studiato tempo fa. 

Valentina Trovato

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