Torna sul palco dell’Auditorium di Milano la musica del grande Gustav Mahler, un autore con cui l’Orchestra Sinfonica di Milano intrattiene da sempre un rapporto privilegiato. La stagione 2025/26, la seconda con Emmanuel Tjeknavorian come Direttore musicale, si apre infatti
venerdì 3 e domenica 5 ottobre con la Sinfonia n. 5, uno dei vertici assoluti del repertorio sinfonico e snodo cruciale nell’evoluzione del compositore boemo.
La sua composizione si estende opportunamente dalla prima estate di Mahler nella sua villa sul Wörthersee (1901) a quella del 1902, periodo durante il quale aveva incontrato e sposato Alma Schindler (alla quale sosteneva di aver inviato l'Adagietto come una sorta di lettera d'amore musicale).
Lo Scherzo, di concezione ampia ed esuberante (presentato come una Parte Seconda separata) e l'altrettanto vivace Rondò-Finale rappresentano esempi finora rari in Mahler di movimenti estesi in cui la teleologia allegorica è subordinata all'esplorazione formale dell'affetto.
Il Rondò, virtuosistico e virtuoso, completa la Parte Terza della sinfonia, il cui titolo del preludio dell'Adagietto ne indica sia l'intimità che il ruolo subordinato (il tema principale è ritmato con allegria nel Rondò-Finale).
Il Rondò si apre con un'allusione a un motivo tratto dalla comica canzone del Wunderhorn, Lob des hohen Verstandes, e ripristina in modo culminante il materiale corale che aveva coronato il secondo movimento.

Villa Siegel sul lago Wörthersee, Sekirn, Austria
Il riferimento alla canzone potrebbe legittimare un'interpretazione del carattere del Rondò come celebrazione della vittoria simbolica dell'usignolo Mahler sugli "asini" disinformati che lo avevano criticato e ostacolato, sebbene gli effetti prolissi e talvolta retoricamente sovradeterminati dell'opera abbiano portato un attento critico francese, Romain Rolland, a cogliervi preoccupanti segni di quella che considerava forza e sicurezza di sé germaniche.
Per l’Orchestra Sinfonica di Milano questa Sinfonia non è soltanto un capolavoro da repertorio: è parte della propria identità. Il 6 dicembre 1993, al Conservatorio, il secondo concerto della giovane formazione – fondata pochi mesi prima da Vladimir Delman e Luigi Corbani – fu proprio dedicato a questa partitura. Delman, maestro dalla sensibilità ardente, la preparò con un’intensità quasi ascetica. "Dovete salire sul palcoscenico come un cristiano entra in chiesa", ripeteva ai musicisti, chiedendo venti giorni di prove, sei ore al giorno, sei giorni a settimana.
Il primo violino Luca Santaniello ricorda che l’Adagietto fu provato centinaia di volte: "A un certo punto ci disse di immaginare un uomo che ha vissuto in una caverna e finalmente rivede il mondo". L’orchestra sentì che non si stava solo preparando un concerto, ma vivendo un momento decisivo. "Durante la prima esecuzione Delman abbassò le braccia e lasciò che l’orchestra andasse da sola", racconta Santaniello. "Fu una sensazione straordinaria. Al termine ci diede dei buffetti come un padre. Ci ha trasmesso un rispetto smisurato per la musica".
Anche la critica colse quell’intensità. Sul Corriere della Sera Francesco Maria Colombo parlò di “un’esacerbata immersione nei turbamenti e nelle più sottili reazioni emotive del mondo mahleriano”, un Mahler “intimamente doloroso” che restituiva “qualcosa d’antico, anzi di nuovo”.
Da allora la storia d’amore con la Quinta è proseguita. Nel febbraio 1996 fu eseguita in memoria di Paolo Grassi con Georges Prêtre; nel 2003 tornò sotto la bacchetta di Riccardo Chailly, allora Direttore musicale; nel 2007 con Ion Marin, nel 2009 con Damian Iorio. Xian Zhang la propose nel ciclo Mahler della stagione 2010/11, seguita dalle letture di Oleg Caetani (2013), John Axelrod (2015) e Claus Peter Flor nel 2015, 2018 e 2020, ognuno portando nuove sfumature a una partitura inesauribile.
La cerimonia con cui il Sindaco di Milano, Gabriele Albertini, ha rinominato in Largo Mahler lo spazio antistante il nuovo Auditorium, inaugurato con il concerto mahleriano diretto da Riccardo Chailly, alla presenza della nipote di Gustav, Marina Mahler
Ottobre 1999
Claus Peter Flor alla guida dell'Orchestra Sinfonica
di Milano per la Nona sinfonia di Mahler durante il Festival dedicato al compositore boemo
Novembre 2023
Oggi, con Emmanuel Tjeknavorian, la Sinfonica di Milano rinnova quel legame. Per il giovane direttore austriaco, Mahler rappresenta una sfida artistica e umana:
“
La Quinta è un cammino dall’ombra alla luce, un percorso che parla a ciascuno di noi
”
Non è solo un ritorno a un capolavoro, ma la conferma di una tradizione: quella di un’orchestra che vede nella musica di Mahler non un monumento immobile, ma un viaggio sempre vivo, capace di interrogare il presente e di commuovere nuove generazioni di ascoltatori.
Emmanuel Tjeknavorian dirige
l'Orchestra Sinfonica di Milano
nel Titano
Maggio 2025