Orchestra Sinfonica di Milano - Articoli

Rota attraverso Fellini. Ritratto di un geniale tandem artistico

Pubblicato il 18/03/2025

Federico Fellini e Nino Rota, tandem artistico tra i più felici della storia del cinema, sono protagonisti del quarto e ultimo appuntamento di Intersezioni, Realtà della visione - Prodigi musicali nel cinema di Fellini, sabato 14 aprile alle ore 18 all’Auditorium di Milano, in un appassionante dialogo tra Gianni Canova ed Emilio Sala accompagnato dall’Orchestra Sinfonica di Milano diretta da Andrea Oddone.

Ninetto carissimo. Ma quando ritorni? Scusa se ti scrivo a macchina e così in ritardo ma io ho una calligrafia illeggibile. Non ti ho risposto subito alla tua prima cartolina, ma ti penso spesso e qualche volta faccio anche delle chiacchieratine con te

In una lettera a Nino Rota, Federico Fellini si rivolge così, come a un amico (quale era) conosciuto e avuto a fianco per più di tre decadi, fino alla morte improvvisa e prematura del grande compositore avvenuta il 10 aprile 1979. Rota firmò le musiche di tutti i film di Fellini a partire dalla sua prima prova di regia, Lo sceicco bianco (1951), fino a Prova d’orchestra (1978). 

Ma è interessante comprendere cosa pensasse Fellini di Rota proprio a partire dalle sue parole. “La prima volta che andai a casa sua mi presentò la sua mamma (e subito dopo il suo pianoforte). Si è seduto, io confusamente gli parlai del fatto che desiderassi avere le sue musiche per Lo sceicco bianco, e che avrei voluto dei titoli che evocassero l’atmosfera un po’ straccionesca e gloriosa del circo. Mentre parlavo, Nino stava già suonando quello che sarebbe diventato il tema della colonna sonora. E da quella prima nota, da quella prima frase la cosa è continuata con un flusso continuo, inarrestabile, al punto che con lui mi sembra di lavorare sempre allo stesso film. Nino ha questo di straordinario: che ti dà la sensazione che la musica la stia facendo tu, tanto è intonata, tanto così immediatamente corrispondente alla mia idea.”

Questo dice molto del rapporto di Fellini con la musica, un’arte in cui il grande regista intravede “un aspetto quasi ammonitore, che, con le sue leggi perfette e sottili, sembra alludere a un regno di perfezione che è irraggiungibile.” Un universo di cui il suo alter ego musicale, Rota, fa parte perfettamente, ma a cui il regista non può aderire completamente. “Avverto qualcosa di moralistico nella musica. Io voglio essere imperfetto, sgangherato, come un cane che va ad annusare i cartocci a destra e sinistra. Ma rimango ammirato e sgomento quando vedo Nino che abita in questa galassia perfetta.” 

disegno di Federico Fellini, caricatura con Nino Rota (1980)

Una galassia a cui Rota sembra accedere in particolare in un preciso momento della giornata, al tramonto: “I più bei motivi Nino li trova al crepuscolo, tra le 18 e le 20. Per lavorare sulle musiche di Amarcord arrivai a casa sua al mattino. Ma il celebre motivo del film venne fuori mentre ero sulla porta, con il cappotto già addosso, ne rimasi folgorato.”
Del resto, è affascinante osservare al microscopio la modalità di lavoro di Fellini insieme a Rota. Il regista forniva al compositore qualche indicazione, precisa ma anche contraddittoria (“un motivo allegro ma che sia anche triste, un motivo nuovo ma che sappia di vecchiotto”), e i due si mettevano letteralmente a cercare il tema giusto al pianoforte. Spesso passavano ore e ore insieme senza arrivare a nulla, e spesso, all’improvviso e solo al termine dei loro incontri, come un baleno arrivava l’idea giusta, come suggerita a Rota da un altro mondo.
E in quel suo mondo Rota ti ci portava, muovendo corde sottili dello spirito, riuscendo a commuovere chiunque. Come racconta Fellini in un aneddoto, lo struggente tema de La strada fece breccia nel cuore di un gangster americano: “Tanti anni fa due produttori mi spingevano a fare un film in America. Mi chiesero di rimanere 2-3 mesi per conoscere meglio la cultura americana, affidandomi a un uomo che avrebbe dovuto guidarmi, un signore di settant’anni dall’aspetto minaccioso. La prima cosa che mi disse fu ‘Gelsomina’, citando la protagonista de La strada, e si mise a cantare il tema principale della colonna sonora composta da Nino, piangendo come un bambino, commosso all’inverosimile.”
E Fellini era consapevole dell’immenso potere della musica, un’arte che agisce a un livello psico-fisiologico profondo, a volte troppo, secondo le parole del regista: “La musica mi turba. Dalla musica mi sento invaso, mi reca inquietudine. Preferisco non sentirla, è una specie di possessione che mi assorbe e mi allarma. A meno che non abbia a che fare con la mia professione, in generale la evito.”
Ma è un’arte tanto speciale, tanto misteriosa e potente, perché “mentre la fotografia documenta un momento, ma ha in sé qualcosa di funebre, la musica ha questo potere stregonesco, di risucchiarti e di riproporti cose che hai vissuto in passato, ha questo potere coagulante di vincere il tempo.”

Redazione

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