Nonostante i concerti per strumenti solisti rappresentino una piccola parentesi nella storia compositiva di Haydn, egli – come sottolineava Stendhal – mostrò “un segreto debole” per il violoncello. Nel concerto n. 2 in Re maggiore (1783) la precedente vena “barocchista” viene abbandonata per lasciare spazio al periodo della maturità stilistica di Haydn.
Un secolo dopo, nel 1888, Čajkovskij presentava al mondo musicale la Quinta sinfonia. Solo un’estate era stata necessaria per scriverla, ma il risultato fu per il compositore una delusione su cui continuerà a tormentarsi. Čajkovskij la considerava infatti un’opera malriuscita e artificiosa, ma oggi la Quinta è annoverata tra le pagine più conosciute ed amate del repertorio sinfonico.