“Conoscere qualcuno, ovunque egli sia, con cui comprendersi nonostante le distanze e le differenze, può trasformare la terra in un giardino”. Claus Peter Flor sarà contento di sentirci parlare di lui attraverso le parole di Goethe. Dopo tanti anni passati insieme, Flor e la Sinfonica sono grandi amici, sono stati confidenti, saranno per sempre legati, “nonostante le distanze”. Flor ormai abita l’Auditorium di Milano anche quando non c’è, e ha lasciato un segno indelebile sul suono dell’orchestra, un suono solido ma versatile, potente ma anche dolce. Ogni volta che questi due amici si incontrano, succede qualcosa di magico. In particolare se in programma ci sono “L’orologio” di Haydn e la Quinta di Dvořák.
Il concerto di venerdì 07/03 è preceduto, alle ore 18.30, nel Foyer Balconata, dalla conferenza di Marco G. Calderara e Laura Ruggeri dal titolo Haydn, Dvorák. Il Secolo della sinfonia
Fra 1759 e 1803, Haydn creò la forma “classica” della Sinfonia, di cui L’orologio è un modello, che culminerà con Mozart e Beethoven.
Superata dal Romanticismo, sarà rinnovata a partire da Brahms.
Fra 1865 e 1901 Dvořák opera l’innesto di materiali nazionali-popolari e, come nella sua Quinta, riprende la forma “classica”.