Nella lingua è racchiusa la cultura. E il caso più eclatante è forse la parola tedesca “Beruf”. La parola che i tedeschi utilizzano per indicare la “professione” è la stessa che si usa per “vocazione”, evidente e plateale retaggio della riforma luterana, secondo cui, (come Bach insegna) per rendere gloria a Dio era necessario identificare un’attività e dedicarvisi anima e corpo. E’ il caso di Alfred Eschwé, il Kapellmeister par excellence, uno che si è dedicato alla musica per 75 anni della sua vita, che è divenuto testimonianza vivente di una tradizione profondissima e antichissima della cultura austriaca, punto di riferimento della musica europea e depositario di una storia tanto preziosa, che da Haydn, di cui propone la Sinfonia n. 94, arriva a Mozart, di cui dirige tre arie per soprano e orchestra, fino al Brahms meno teutonico che esista, che scende di latitudine e scrive una Serenata che ricorda le dolci sponde del Danubio, la n.1 op.11.