In tal senso, i popoli hanno una cultura, anche musicale. Ci fu un momento, più o meno nella seconda metà dell’Ottocento, in cui i Popoli, in qualche modo, si ribellarono a un certo universalismo musicale. In cui le nazioni ponevano le proprie tradizioni e la propria identità musicale sul tavolo, per affermarne la dignità, rivendicarne la legittimità, preservarne la forza. Culture che non credevamo neanche esistere, a livello musicale, ci hanno così consegnato dei capolavori che oggi fanno parte del patrimonio di tutti, dai lavori sinfonici di Sibelius il finlandese, fino a Dvořák il cecoslovacco.
Lavori che, quando li ascoltiamo, ci fanno venire voglia di andare all'aeroporto e prendere un volo per Helsinki o per Praga.
Questo è il potere della musica.