Milano, Villa Necchi Campiglio. L’architetto Piero Portaluppi riceve una commissione che rappresenta il sogno di ogni architetto: un budget “in bianco”, dunque potenzialmente illimitato, per progettare la villa che oggi sorge in via Invernizzi. I Necchi Campiglio sono esponenti di spicco della borghesia industriale milanese, e vogliono che Portaluppi progetti la cosa più bella che possa progettare e che, in fondo, si diverta nel farlo. Passeggiando per Villa Necchi Campiglio ci si imbatte in un ritratto di Alfredo Casella ad opera di Giorgio De Chirico. E un po’ ci si potrebbe aspettare. C’è una convergenza stilistica impressionante tra le linee architettoniche di Piero Portaluppi e la musica di Casella, la profonda coscienza della materia e della storia della propria disciplina, una proiezione in avanti combinata con un occhio verso la tradizione. Siamo in un momento storico in cui il futurismo c’è ma non ha ancora debordato. In nuce quelle istanze esistono, ma non si sono ancora deformate, il passato è ancora prezioso, non va distrutto, ma bisogna imparare da lui. E’ una convergenza miracolosa che si avverte in particolare nella Scarlattiana, il celebre Divertimento su musiche di Domenico Scarlatti per pianoforte e piccola orchestra. Sempre Domenico Scarlatti ispira la Suite dal balletto Le donne di buon umore, arrangiamento su musiche di un suo lavoro da parte di Vincenzo Tommasini, abbinato a La boutique fantasque di Ottorino Respighi.