Ne Il tempo continuo della storia, il grande storico medievista Jacques Le Goff postula l’assoluta arbitrarietà di suddividere la storia in ere conchiuse in se stesse, isolate dalle epoche limitrofe con un colpo d’ascia, dopo aver stabilito che tal giorno alla tal ora è iniziata l’Era Moderna, o che con quella specifica scoperta si conclude il Medioevo. Convenzioni semplicistiche, squisitamente umane, che in qualche modo, tuttavia, racchiudono una piccola matrice di verità.
Non è difficile concepire i Vier letzte Lieder di Richard Strauss come il “canto del cigno” della musica romantica, come del resto non è impossibile stabilire che con il Beethoven eroico abbia definitivamente inizio questa corrente culturale. Ebbene, lasciamo per stavolta Le Goff da parte, e immaginiamoci questo programma come l’Alfa e l’Omega del Romanticismo, che prende le mosse dalla Sinfonia n. 4 di Beethoven e giunge fino al testamento artistico di Strauss, letteralmente accerchiato dalle avanguardie del tempo, con cui il sistema tonale collassa inesorabilmente dopo aver raggiunto le sue vette massime.