E’ insieme alla sapiente bacchetta di Robert Treviño il primo appuntamento di Stagione per l’Orchestra Sinfonica Giovanile di Milano.
In programma, a fianco di Les Offrandes oubliées di Olivier Messiaen, meditazione sinfonica in tre pannelli che riassume perfettamente la visione artistico-religiosa del compositore francese, troviamo la Sinfonia n. 6 di Čajkovskij, la Patetica, il testamento spirituale di un musicista che moriva infatti pochi giorni dopo la prima esecuzione, avvenuta il 18 ottobre 1893 sotto la sua direzione. Resta senza dubbio il suo capolavoro sinfonico, in cui raggiunge, come mai in precedenza, una splendida differenziazione trai singoli tempi, rendendone ciascuno un quado fedele e umanizzato della sua personalità travagliata e conflittuale. A partire dal primo movimento – Adagio. Allegro non troppo, un brano inquieto e pieno di tormenti e indugi, attestati dalle indicazioni agogiche che mutano continuamente, quasi testimoniando l’intima incertezza del compositore, fino all’ultimo tempo, il famosissimo Adagio lamentoso, che sboccia come un fiore già appassito dopo il terzo movimento, l’Allegro molto vivace, in cui il clima inebriante, quasi eccessivamente festoso, sembra però nascondere una sottile sofferenza, messa a tacere dall’atmosfera esultante.