“Non basta essere bravo. Devi anche essere ungherese”
Parola di Robert Capa, geniale fotografo nativo di Budapest che, tra le tante, fu al seguito dell'esercito americano durante il Secondo Conflitto Mondiale. Capa ci è oggi noto in particolare per una foto scattata nel 1936 a Cordova in cui ritrae un soldato dell'esercito repubblicano, con addosso una camicia bianca, ripreso nell'attimo in cui appare colpito a morte da un proiettile sparato dai franchisti.
Una delle fotografie di guerra più famose mai scattate, resa pubblica su Life il 12 luglio 1937, e da lì diffusa in tutto il mondo.
Capa era famoso per la sua temerarietà, che lo aveva portato ad andare all'attacco con la prima ondata nello sbarco in Normandia e a paracadutarsi da un aereo assieme ai militari professionisti per ritrarre da vicino l'attraversamento del Reno. Ardore che gli costerà la vita, nel 1954, al seguito delle truppe francesi in Indocina.
È quando l’arte ha lo stesso valore della vita stessa che le Muse ci offrono i loro frutti più dolci. E l’arte di Capa è frutto di coraggio, di visione, di un amore profondissimo e irrinunciabile, uno slancio vitale tipico della cultura magiara, connotata da un élan esplosivo e travolgente, che si avverte da Franz Liszt, e in particolare nel Primo Concerto per pianoforte e orchestra, come in Béla Bartók, nella suite da Il mandarino meraviglioso, fino al novecentesco Sándor Veress, di cui si propone il visionario Threnos, e Gilbert Varga, altro eccellente ungherese con concerta l’impaginato.
Ricerca costante, amore smodato per ciò che si fa, grande cultura e conoscenza della storia. In una parola, Ungheria.
Ma se la musica non fosse solo classica?
Questa musica non è classica. O per lo meno, non da sempre.
La musica che conosciamo come classica, prima di “diventare” tale, è stata avanguardia, e a comporla erano il più delle volte ragazzi giovani, senza una particolare certezza che piacesse, senza un’assicurazione sul fatto che riscuotesse successo.
Tutta la musica classica è stata contemporanea, ma non tutta la musica contemporanea diventa classica.
Il tempo è magnanimo, e lascia ai posteri solo ciò che vale davvero la pena di ascoltare. Delle centinaia di compositori contemporanei a Mozart, la storia ne ha risparmiati ben pochi, e se la storia della musica ci appare così ben scandita dai grandi musicisti, è perché il tempo ripulisce il superfluo, ci risparmia ciò che non serve, elimina il ridondante.
C’è qualcuno che fa questo lavoro ancor prima che la storia intervenga, che svolge un complesso esercizio di identificazione della qualità mentre essa sorge. È Milano Musica, associazione custode del sacro fuoco della nostra arte, ovvero la ricerca, la sperimentazione, la spinta all’evoluzione del linguaggio, lo sviluppo di nuove forme espressive, ovvero far vivere il ricchissimo repertorio della musica d’oggi e del Novecento, svolgendo l’importante funzione pubblica di sostegno alla nuova musica. Quella musica scritta da compositori di oggi che in comune con i classici hanno gli stessi dubbi, gli stessi turbamenti, le stesse forze contrastanti, la stessa vorace curiosità e la stessa implacabile voglia di conoscere, di spingere oltre, di rompere lo schema e rivoluzionare il parametro, di lasciare il segno nella Storia e di dare un contributo all’intera umanità, a partire dai propri coetanei.
Così, Filidei accanto a Debussy, perché la storia, come insegna Vico, è fatta di corsi e ricorsi. Andare a concerto, a volte, significa questo: contrarre la linea temporale, o curvarla, e trovarsi faccia a faccia col passato, come su un foglio piegato, non tanto per essere catapultati nel passato, quanto più per gettare Debussy nel presente, nel farlo parlare a Filidei e nel realizzare quanto siano, in fondo, simili.
BEETHOVEN / MAHLER23 maggio 2025, ore 20
25 maggio 2025, ore 16
Ludwig van Beethoven
Egmont, Ouverture in Fa minore op. 84
Gustav Mahler
Sinfonia n. 1 in Re maggiore
Il TitanoOrchestra Sinfonica di Milano
Emmanuel Tjeknavorian Direttore A volte si esce di casa con una precisa intenzione: quella di avere l’ispirazione. Ispirazione per affrontare i problemi da risolvere, ispirazione per diventare esseri umani migliori, ispirazione per dare un ulteriore senso alla propria esistenza, ispirazione per attribuire un valore diverso alla propria quotidianità.
A questo serve l’arte. A ispirarci. E un’accoppiata come l’Ouverture dell'Egmont e la Prima sinfonia di Mahler dovrebbe essere prescritta dai medici al posto di tanti psicofarmaci: “è un programma che stimola l’autostima, favorisce la nascita di istinti eroici ed elimina la pigrizia e l’indolenza".
Questo programma serve più di tanti corsi di coaching.
Una seduta sinfonica per cambiare il proprio mindset. Che potrebbe creare dipendenza.
Il principio di autodeterminazione dei popoli è un principio in base al quale i popoli hanno diritto di scegliere liberamente il proprio sistema di governo e di essere liberi da ogni dominazione esterna. È un principio che fu proposto durante la Rivoluzione francese e poi sostenuto, con diverse accezioni, da statisti quali Lenin e Wilson, e tale principio implica la considerazione dei diritti dei popoli, in contrapposizione a quella degli Stati intesi come apparati di governo (Stato. Diritto internazionale).
In tal senso, i popoli hanno una cultura, anche musicale. Ci fu un momento, più o meno nella seconda metà dell’Ottocento, in cui i Popoli, in qualche modo, si ribellarono a un certo universalismo musicale. In cui le nazioni ponevano le proprie tradizioni e la propria identità musicale sul tavolo, per affermarne la dignità, rivendicarne la legittimità, preservarne la forza. Culture che non credevamo neanche esistere, a livello musicale, ci hanno così consegnato dei capolavori che oggi fanno parte del patrimonio di tutti, dai lavori sinfonici di Sibelius il finlandese, fino a Dvořák il cecoslovacco.
Lavori che, quando li ascoltiamo, ci fanno venire voglia di andare all'aeroporto e prendere un volo per Helsinki o per Praga.
Questo è il potere della musica.
BIGLIETTI SCONTATI (-25%)Platea € 30 - Galleria € 22,50Scrivendo a
[email protected] specificando nell’oggetto della mail:
Società Dante Alighieri - Comitato di Milano con l’indicazione del numero di tessera